Francesco Fumelli, Consulente di comunicazione, Internet, Grafica, Comunicazione, iPhone, Blackberry, Apple, Apple iPhone,Multimedia, ISIA Firenze, Accademia Firenze, NETCOM AREZZO, Web design, Editoria, Networking, Macintosh,Corsi informatica,Honda HRV,

Un apprendimento basato sulla pura memorizzazione è ancora importante, avendo Google sempre a disposizione?

Questo è quanto sostiene Don Tapscott, autore dei bestseller "Wikinomics" e "Crescere Digitali". Tapscott è senz’altro uno dei maggiori commentatori e analisti del mondo di internet, sopratutto per quelli che sono gli aspetti economici e culturali.
E' evidente che l'era dell'apprendimento come memorizzazione pura di fatti e immagini è vicina alla sua fine, agli studenti piuttosto deve essere insegnato a pensare e agire creativamente e a filtrare e sfruttare tutta la conoscenza che è disponibile online.

Google, Wikipedia e tutte le informazioni online e sempre a portata di click, rendono un apprendimento basato solo sulla memorizzazione probabilmente inefficace.

 

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Perfino il ruolo del docente cambia, non è più l'unica "fontana del sapere" ma una sorta di "direttore d'orchestra" capace di guidare e aiutare a comprendere il sapere disponibile. Ovviamente sarà sempre importante sapere, conoscere, studiare e capire (ad esempio la storia) ma quello che non è detto sia ancora necessario è conoscerne tutte le date a memoria. E' evidente l'importanza per il periodo napoleonico della battaglia di Waterloo, ma probabilmente non è poi così importante ricordare che si svolse nel 1815.

Questa informazione didascalica si può ottenere da Google, semplicemente con un paio di clic. Comprendere e studiare i meccanismi di base, senza ingombrare la mente con particolari è esattamente il metodo che serve in un mondo dove l'informazione è disponibile semplicemente e in quantità esponenzialmente crescente.

Per noi più vecchi, la sola idea di apprendere senza memorizzare date e formule è semplicemente impossibile, ma alla fine è davvero importante ricordare la data di un evento? non sarebbe meglio piuttosto preoccuparsi di fissare un contesto generale ben inquadrato e fare maggiore attenzione ai significati, piuttosto che a meri dati mnemonici?

Questo riconnettere la mente è qualcosa che in realtà sta già avvenendo. Oggi sino dalle scuole elementari i ragazzi crescono in un mondo dove il "multi tasking" delle loro attività li rende totalmente immersi in una esperienza di arricchimento prettamente digitale.

Scrivere, andare su Web, ascoltare musica, aggiornare il proprio profilo facebook e rispondere ai messaggi IM sono tutte attività che i figli della I-generation, svolgono (tutte assieme) senza alcun problema.
L'intelligenza collettiva (e connettiva) è il modus operandi dei ragazzi che sono cresciuti a pane e Playstation.

Questa esperienza di multitasking umano è detta "attenzione parziale continua" ed ha un forte impatto sul cervello.

Ma alla fine si può semplicemente dire che siano ragazzi perennemente "distratti" o che questa esperienza a più livelli sia invece un reale arricchimento dell'esperienza evolutiva?

In un libro " iBrain: Surviving the technological alteration of the modern mind" la questione è messa in questi termini:

L'esposizione a Internet ha impatto diretto e fisico sul metodo con cui il nostro cervello costruisce i propri percorsi neurali e porta allo sviluppo di filtri diretti capaci di renderci in grado di prendere decisioni anche molto rapide sulla base di più flussi di dati, a scapito della capacità di sostenere una attenzione di più lungo periodo, finalizzata ad un unico task.
Possiamo quinbdi pensare che questi processi "ricolleghino" la nostra mente e per questo che anche i metodi di insegnamento dovrebbero essere rimodellati?
Che ne pensate?

F

ispirato a un articolo apparso su RWW

Data di inserimento: 11/12/2008
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