Engelbart costruì un rudimentale strumento di puntamento in legno nel 1964 (immagine a lato)
Il mouse è in effetti uno splendido quarantenne in gran forma, visto che ha compiuto i 40 nel 2007!
Engelbart non è stato però il semplice ideatore di una periferica di puntamento. Egli vide molto molto più lontano. Sognò fin dall'inizio di creare degli spazi di navigazione bidimensionali all'interno di un tubo catodico, usando il mouse come interfaccia di navigazione per cercare e selezionare le informazioni.
Il 21 giugno 1967 ottenne il brevetto per il suo indicatore di posizione X-Y per display: il mouse.
Nel 1968 ( Joint Computer Conference al Convention Center di San Francisco) riuscì a fare una dimostrazione multimediale di 90 minuti durante i quali riuscì a dimostare al Fall Joint Computer Conference in San Francisco un'esperimento per allora eccezionale. L'esperimento consisteva nel controllare - con il mouse da lui progettato - un sistema di computer in rete, mostrando link ipertestuali, editing di testo in tempo reale, gestione di finestre multiple attraverso una serie di monitor a tubo catodico.
L'idea di Engelbart era quella di migliorare il modo di lavorare delle persone. Utilizzare ipertesti, wordprocessor, tastiera e mouse e finestre, comunicazione a distanza, telelavoro, etc. Se oggi si utilizzano il mouse e le interfacce grafiche, lo si deve a lui.
Esistono due possibili spiegazioni riguardo l'etimologia del nome. La più comune è la parola mouse (ovvero topo) in relazione alla somiglianza del dispositivo con il roditore. La seconda spiega la parola come un acronimo che - a seconda delle versioni - può essere Manually Operated User Selection Equipment oppure Machine Operator's Unique Spotting Equipment.
Il mouse viene adottato al PARC, culla di tutte le odierne tecnologie legate ai personal computer attuali. Xerox Palo Alto Research Center (PARC) è la più famosa divisione di ricerca della Xerox Corporation, localizzata a Palo Alto California, USA. Fondata nel 1970 ed oggi azienda indipendente.
Lo Xerox Alto, sviluppato al Xerox PARC nel 1973, è stato il primo personal computer a utilizzare la metafora della scrivania, e a essere dotato di una interfaccia grafica (GUI). Avendo appunto una interfaccia grafica lo Xerox Alto era dotato di un mouse, evoluzione del progetto originario di Engelbart.
Il mouse dell'Alto era dotato di tre pulsanti costituiti da barrette sottili, da usare con indice, medio e anulare. Inizialmente sotto il mouse c'erano due rotelline che riconoscevano la direzione, ma furono quasi subito sostituite da una sfera come nei mouse moderni. L'immagine qui poco sopra raffigura proprio il mouse dello Xerox Altro
La diffusione del mouse si deve però alla Apple, che prima con Lisa e poi con Macintosh (1983 e 1984) portò in produzione molte delle tecnologie del PARC. Lisa e Macintosh si fondavano una GUI decisamente evoluta e su un perfetto controllo del software sul mouse. Controllo che permetteva una piena corrispondenza tra i movimenti del mouse e gli eventi ad essi legati.
Il mouse di Apple si caratterizza all'inizio, sino al 2001 per la presenza di un solo ed unico tasto.
E' vero che il mouse a più tasti permette più funzioni per utenti avanzati, ma come è evidente osservando i bambini che usano il computer, il mouse a più tasti ergonomicamente è meno usabile.
Un bambino di 4 / 5 anni è infatti perfettamente in grado di usare un mouse ad un tasto, mentre ha serie difficoltà a discriminare la funzionalità dei singoli tasti in un mouse multitasto.
Mouse a rotella
Nel tipo di mouse più comune, detti informalmente a rotella, vi è una sfera (solitamente in metallo rivestita di gomma) che fa girare due rotelle disposte ortogonalmente tra loro. La velocità di rotazione è misurata da sensor a infraross e trasmessa al computer. La sfera, pur avendo il pregio di essere economica, ha lo svantaggio di sporcarsi molto facilmente con l'utilizzo. E alla lunga di usurarsi. La polvere tende a incastrarsi nelle rotelle che rilevano il movimento rendendo l'utilizzo problematico e impreciso. Per pulire un mouse meccanico è sufficiente togliere la sfera, solitamente sbloccando una ghiera, e ripulire le rotelle interne con un bastoncino cotonato leggermente imbevuto di alcol mentre la sfera è consigliabile lavarla con acqua e sapone.
Mouse ottici
I primi mouse ottici utilizzavano un LED e un trasduttore ottico-elettrico (fotodiodo) per rilevare il movimento relativo alla superficie d'appoggio. Questi mouse potevano essere utilizzati solo su una speciale superficie metallica con una rete di sottili linee blu e grigie. Successivamente i mouse ottici poterono incorporare chip per l'elaborazione dell'immagine, in modo da poter essere utilizzati su un maggior numero di superfici comuni. Questo permise il diffondersi di massa del dispositivo.
Rispetto ai mouse tradizionali la struttura interna del mouse è quindi molto semplificata, infatti al posto della pallina, delle ghiere e dei sensori che captano i movimenti lungo i due assi di movimento, ci sono solamente un chip, un sensore ottico e un LED di illuminazione. Il processore di un mouse ottico è naturalmente molto più complesso di quello presente in un mouse tradizionale, a causa del lavoro di elaborazione molto più complesso. Comunque un dispositivo a stato solido, per quanto complesso, è in generale molto più affidabile di un organo meccanico. Inoltre la totale mancanza di aperture dove si possono infiltrare sporco e polvere permette una vita media del mouse di gran lunga superiore a quelli tradizionali, senza alcun bisogno di manutenzione.
Un altro vantaggio è la possibilità di essere utilizzati su superfici lisce, su cui la sfera di un mouse tradizionale slitterebbe. Per sua natura il mouse ottico è infatti in grado di funzionare con qualunque inclinazione, anche capovolto. Per contro non è in grado di funzionare su un vetro o su superfici prive di almeno una minima trama ottica.
L'unico problema può essere dato dall'utilizzo su una superficie riflettente (e molti mousepad lo sono!). Poiché il LED illumina il piano d'appoggio e il sensore acquisisce l'immagine, qualsiasi materiale riflettente inganna l'acquisizione dell'immagine e quindi la rilevazione precisa del movimento.
I mouse laser invece, sono mouse ottici che utilizzano un laser al posto di un LED per l'illuminazione del piano d'appoggio. Come conseguenza si ha una maggiore risoluzione nell'acquisizione dell'immagine, che si traduce in migliore precisione e sensibilità di movimento.
Guardare direttamente il LED o il laser di un mouse può causare danni alla retina. Durante il normale utilizzo il laser o il LED sono puntati verso la superficie d'appoggio e coperti dal mouse stesso, quindi i rischi sono nulli e legati esclusivamente a un utilizzo improprio.
I mouse della Apple (breve storia ragionata)
Steve Jobs (della Apple Computer) vide una dimostrazione dello Xerox Alto nel 1980 e comprese - molto più degli ingegneri Xerox - che l'uso del mouse, avrebbe permesso di realizzare il concetto del "computer per tutti". La Apple ha sostenuto per lunghissimo tempo la filosofia del mouse ad un solo tasto, senzaltro ergonomicamente superiore per principianti, ma meno adatto agli utenti evoluti.
vediamo una breve carrellata storica del mouse Apple.
Nel 1983 Apple presentò al mondo la sua interfaccia grafica: il MacOS 1.0. Per la prima volta sui PC ogni cosa poteva essere controllata senza ricorrere alla console a linea di comando. Per trarre il massimo guadagno da questa nuova interfaccia era necessario l’utilizzo del mouse. Il Lisa di Apple fu il primo personal computer ad utilizzare un mouse, ma costava molto ed era molto lento (9.995$). A fianco è riprodotto il mouse di Lisa.
L’anno successivo (1984) Apple introdusse il famoso Macintosh 128K che costava “solo” 2.495$. La macchina ebbe un notevole successo commerciale e con essa il mouse cominciò ad essere conosciuto e apprezzato. Il mouse di allora era diverso da quello di oggi; era un parallelepipedo di plastica con un unico tasto quadrato con una corsa del pulsante abbastanza lunga. Nello stesso anno Apple provò a commercializzare una versione più comoda del mouse con il suo Apple //c; aveva il pulsante leggermente rialzato, ma non risultò più comodo di quello del Macintosh. Negli anni successivi Apple ha sempre perfezionato il mouse assieme ai suoi Mac.
A sinistra il mouse del Macintosh 128k e a destra dell'Apple IIc
Nel 1986 con l’uscita di Apple//gs, l’ultimo della linea Apple II, la società di Cupertino presentò anche un nuovo mouse più ergonomico del precedente: questa volta il bottone era schiacciato e abbassato. Il nuovo mouse molto più comodo del precedente, rimase invariato per anni. Nel 1993 in occasione del lancio del Macintosh Centris 610 Apple rinnovò nuovamente il mouse fornito in dotazione. Questa volta era arrotondato e bombato, quindi si adattava perfettamente alla mano. L’unico tasto presente era grande come tutta la parte anteriore del mouse; in questo modo anche "fare clic" era più confortevole.
A sinistra il primo mouse ADB e a destra la sua evoluzione del 1983
Questo mouse rimase in dotazione addirittura 5 anni e venne cambiato solo in occasione dell’abbandono della porta ADB in favore di USB Nel 1998, Apple presentò gli iMac le macchine della rinascita del marchio, concepite e volute da Steve Jobs, rientrato in Apple dopo l'avventura Next, anche il mouse (per la prima volta USB) subì il restyling della nuova era. Il nuovo mouse in vendita con l’iMac era perfettamente circolare e piccolo, bianco con bordi blu
(immagine a fianco)Gli utenti Mac inizialmente erano troppo entusiasti delle novità per soffermarsi a parlare del mouse, ma presto cominciarono ad arrivare le prime lamentele. Il nuovo mouse era decisamente scomodo: troppo piccolo e per niente ergonomico.
Apple si affrettò a studiare un nuovo mouse e nel luglio del 2000 presentò un nuovo modello di mouse (ottico questa volta) ma sempre rigorosamente monotasto: l’Apple Pro mouse. Esistito identico nelle due variabili bianca e nera.
La nuova forma era molto più ergonomica e il design più curato: la plastica esterna era trasparente, mentre l’interno era nero (prima) e bianco (poi).
Il nuovo "Pro Mouse" venne presentato con l'innovativo e stilisticamente splendido Macintosh Cube. Il mouse era tutto in pratica un grande pulsante quindi, per fare clic non era necessario fare pressione in un punto preciso.
Nel 2003 la tastiera in dotazione ai Mac diventò bianca e così avvenne il cambio di colore, anche per il mouse. Assolutamente identico al modello precedente tranne che (appunto) per il colore.
Il bluetooth cominciava a diffondersi e così - sempre lo stesso anno - Apple presentò il suo primo mouse senza fili. Apple Wireless Mouse era esteticamente diverso dal modello col cavo: completamente bianco e traslucido (non aveva più un rivestimento trasparente). Alimentato grazie a due pile AA con autonomia di qualche mese.
A mio avviso il mouse più bello mai prodotto e l'ultimo ad avere un solo tasto. Bello come una saponetta per la semi trasparenza del logo apple annegato nel materiale, e per il suo tipico colore bianco latte (o sapone). Il mouse era composto da un guscio monotasto lucido che non lasciava intravedere nessun componente, neppure la luce rossa del led inferiore. La base di appoggio sulla scrivania era sempre bianca opaca con soli due parti mobili: il fermo del vano batterie e il copripuntatore scorrevole che ne permetteva la protezione ed anche lo spegnimento. Nascosto sotto lo sportello vi era il comodo regolatore (+, = e -) della resistenza al clik. Di notevole eleganza e praticità, difficile che stancasse il polso e il braccio. Basato su tecnologia Bluetooth con sistema anti-interferenze permetteva di ridurre il numero dei cavi.
Nel 2005 Apple decise che era il momento di modificare sensibilmente il mouse, così presentò il suo nuovo mouse standard, il Mighty Mouse il primo mouse di Apple ad avere più di un tasto e una rotellina di scroll (scorrimento).
Il mouse era molto simile al modello precedente, ma con spigoli più bombati, con una piccola sfera sulla sommità che permetteva lo scroll a 360° (una novità assoluta ancora presente solo su Mac). Questo mouse è ad oggi quello ancora in produzione sostanzialmente invariato ed è fornito con tutti i Macintosh.
Il sistema di puntamento è il classico sistema ottico. Di completamente nuovo, oltre allo scroll, ci sono i suoi 4 tasti molto particolari: nascosti "dentro" il mouse, presneti e cliccabili ma assolutamente invisibili. Il quarto tasto si utilizza per funzioni speciali "stringendo" ai lati il mouse.
Il pubblico ha apprezzato il nuovo prodotto, ma esiste un problema che Apple non aveva considerato in fase di progetto. La rotella di scroll ha infatti il difetto di bloccarsi spesso, proprio come la pallina utilizzata nei vecchi mouse per rilevare il movimento, con la bella differenza che qui è più possibile smontarla per pulirla...
Questo inconveniente può essere superato sfregando vigorosamente la pallina su un panno imbevuto di alcool o etere. È comunque una seccatura che forse poteva essere evitata.
Questo mouse esiste anche in versione wireless del (sempre bluethoot). Il sistema di puntamento del modello senza fili è superiore, essendo ottico al laser (sensibilmente più preciso) è può inoltre funzionare anche con una sola batteria AA (ne alloggia due ma ne utilizza una per volta se necessario).
Attualmente i Mac vengono venduti con il Mighty Mouse, ma si vocifera (grazie alla scoperta di un brevetto registrato nei mesi scorsi) che Apple stia preparando un nuovo mouse che elimini tutti gli inconvenienti dei modelli attuali senza rinunciare alle funzioni e al design che distingue i suoi prodotti dalla concorrenza.